di Luigi Asero
Partiamo dal “puntino”: la Sicilia. Isola che da sempre è crocevia di traffici (leciti e meno leciti), di genti e di culture. Isola che spesso è, consapevolmente o inconsapevolmente, ago della bilancia dell’area Mediterranea e spesso, per questo, del mondo intero. Senza che il mondo intero nemmeno lo immagini. No, non è autoreferenzialità, non c’è nulla di autoreferenziale nello scrivere queste parole ben sapendo di scriverle da quella che potremmo definire “isola che non c’è”.
Non c’è per le autorità nazionali che la ricordano solo in occasione di campagne elettorali, non c’è per quella parte del mondo (troppa) che la pensa solo terra di mafia e di sottocultura.
Questo puntino al centro del Mediterraneo è invece parte integrante della vita di questo pianeta. Qui la valvola di sfogo di un nord-africa sempre più infiammato, qui il passaggio di lotte intestine e strategie militari di ben ampio raggio, qui la commistione di così tante culture da aver fatto perdere ai suoi fieri abitanti le proprie radici. O semmai, sosteniamo noi, di averne -come per mutazione genetica- create di nuove e molto più forti.
Puntino che è però parte di un’Europa unità che tutto è tranne appunto una unione di politica e di intenti. Vulnerabile ai diktat delle potenze straniere, delle potenze nemiche e spesso, troppo spesso, delle stesse potenze alleate. Più arroganti dei nemici stessi.
E non parliamo di tattica e strategia militare, quanto di marketing. L’Europa è ormai in balìa di multinazionali, con una classe dirigente sempre più spesso al soldo di questo o quel magnate della finanza. Attenta a non disturbare i partner commerciali.
Qualche protesta inizia a levarsi in giro per i suoi territori. In Germania dove abbiamo avuto nei giorni scorsi la più grande manifestazione contro il TTIP e in Francia dove contro lo stesso Trattato si starebbe schierando anche lo stesso Francois Hollande. E poi è l’Europa delle frontiere aperte, o chiuse, a seconda che si tratti di giorno pari o dispari come le targhe automobilistiche nei giorni di smog… Un’Europa che impone grandi sacrifici a “certi” suoi Paesi aderenti e che dimentica a piacimento le regole quando sarebbero d’ostacolo agli alleati. Pardon, ai partner commerciali.
Insomma un’Europa che sembra sempre più un enorme centro commerciale, fatto di anime e prodotti, dove anche la salute è un prodotto. Un’Europa che come un centro commerciale ha gli stand del lusso e quelli per i poveracci, con i prodotti in saldo. A margine il parcheggio (per i disperati dalle guerre) e i parcheggiatori che sul parcheggio lucrano (e tanto).
Poi, appunto, il “puntino”, la Sicilia. Come una piccola bancarella, esposta fuori, nel tentativo di sopravvivere dentro quell’enorme centro commerciale anonimo, ormai senza anima alcuna.